La recente introduzione di potenti terapie anti-HIV basate su combinazioni di farmaci ( Highly Active AntiRetroviral Therapy o HAART ) ha drasticamente ridotto la morbidità e mortalità legate all’infezione da HIV nei Paesi occidentali.Questo successo, che ha importanti positive ripercussioni sulla aspettativa di vita delle persone con HIV, ha spostato l’approccio al trattamento e le problematiche ad esso legate sul piano della gestione di una patologia di carattere cronico.
Acquistano particolare rilevanza aspetti di tollerabilità e di durabilità degli effetti. I primi sono importanti in quanto i farmaci antiretrovirali sono caratterizzati da particolari aspetti di tossicità, che anche se non gravi, hanno notevoli ripercussioni sulla qualità della vita delle persone con HIV. La ricerca in questo ambito si è focalizzata sullo studio dei meccanismi e dei fattori che portano allo sviluppo di particolari tossicità di ordine metabolico. Studi clinici e di coorte di rilevanza nazionale stanno quindi affrontando il problema sia della semplificazione delle terapie che dell’identificazione di strategie in grado di prevenire la comparsa delle tossicità farmaco-indotte o favorirne la regressione. Fra queste strategie un ampio studio nazionale ( PART ) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità e che coinvolge oltre 90 centri clinici italiani, sta valutando la possibilità di effettuare interruzioni strutturate di trattamento sotto uno stretto controllo virologico. Gli obiettivi di questo studio sono molteplici: da una parte, come già citato, di migliorare la tollerabilità della terapia antiretrovirale; dall’altra, verificare se è possibile un risparmio di terapia, insieme a un miglioramento della qualità di vita, salvaguardando però l’efficacia a lungo termine del trattamento antiretrovirale. ( Xagena 2001)