Uno studio condotto su un campione di 4.532 uomini nella Regione Veneto ( Italia ) ha messo in evidenza che i pazienti in cura per il tumore alla prostata con terapie di deprivazione androgenica ( ADT ) hanno meno probabilità di essere infettati dal coronavirus e, qualora fossero infettati, il decorso della malattia appare essere meno grave.
Lo studio è stato pubblicato su Annals of Oncology.
Lo studio è stato condotto sui dati aggiornati al primo aprile 2020 della popolazione maschile in Veneto.
I ricercatori hanno rilevato che su 4.532 uomini affetti da COVID-19, il 9.5% ( n=430 ) aveva il cancro e il 2.6% ( n=118 ) soffriva di carcinoma alla prostata.
I pazienti oncologici hanno presentato un rischio aumentato di 1.8 volte di insorgenza del COVID-19 dell’intera popolazione maschile e hanno sviluppato la malattia in forma più grave.
Quando i ricercatori hanno esaminato tutti i pazienti con carcinoma alla prostata nella Regione Veneto, hanno scoperto che solo 4 su 5.273 uomini in cura sottoposti alla terapia antiandrogena hanno sviluppato infezione da Sars-Cov-2 e nessuno di loro è morto.
Questo, rapportato a 37.161 uomini con tumore alla prostata che non hanno ricevuto cure con terapia di deprivazione androgenica, di cui 114 sono stati colpiti da nuovo coronavirus e 18 sono deceduti.
A completare il quadro, i dati dei pazienti oncologici con forme tumorali diverse dal cancro alal prostata: su 79.661 pazienti, 312 hanno sviluppato COVID-19 e 57 sono morti.
I pazienti con carcinoma alla prostata in terapia con deprivazione androgenica hanno presentato un rischio ridotto di 4 volte di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2 rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto cure terapia di deprivazione androgenica.
Una differenza ancora maggiore è stata riscontrata quando sono stati confrontati i pazienti con carcinoma alla prostata sottoposti a terapia di deprivazione androgenica con pazienti con altre forme di cancro; si è rilevata una riduzione di oltre 5 volte nel rischio di infezione.
Questa è la prima pubblicazione scientifica a indicare un collegamento tra terapia di deprivazione androgenica e COVID-19.
Secondo i ricercatori i risultati di questo studio suggeriscono che anche gli uomini non-affetti da tumore alla prostata ad alto rischio di sviluppare COVID-19 potrebbero assumere la terapia di deprivazione androgenica per un periodo di tempo limitato per prevenire l'infezione, mentre quelli già infetti potrebbero prendere la terapia di deprivazione androgenica per ridurre la gravità dei sintomi di malattia.
Esistono diverse terapie clinicamente approvate che riducono i livelli di androgeni e che possono essere somministrate ai pazienti.
Ad esempio gli antagonisti LH-RH ( GnRH; ormone di rilascio delle gonadotropine ) che bloccano il rilascio di LH ( ormone luteinizzante che può ridurre i livelli di testosterone nei pazienti in 48 ore ).
L'effetto di questa terapia è transitorio. Una volta che un paziente smette di assumere il farmaco, i suoi livelli di testosterone tornano ai livelli precedenti.
Questi trattamenti per abbassare i livelli di testosterone, se somministrati per non più di un mese, non hanno effetti collaterali importanti.
I ricercatori hanno iniziato a studiare l'effetto della terapia di deprivazione androgenica sulla vulnerabilità al COVID-19 dopo che una recente ricerca aveva dimostrato che una proteina chiamata TMPRSS2 aiuta il virus SARS-CoV-2 a infettare le cellule umane sane.
TMPRSS2 è un membro di una famiglia di proteine che sono coinvolte in diversi processi, tra cui il cancro e le infezioni virali.
Ci sono alti livelli di TMPRSS2 nei tumori prostatici e la sua azione è regolata dal recettore degli androgeni, a cui sono rivolte terapie come la terapia di deprivazione androgenica.
Il recettore degli androgeni regola anche i livelli di TMPRSS2 nei tessuti non-prostatici, compresi i polmoni.
Questo potrebbe spiegare perché gli uomini affetti da COVID-19 sviluppano la malattia in forma più grave rispetto alle donne.
È noto che la terapia di deprivazione androgenica può ridurre i livelli di TMPRSS2 nei pazienti con carcinoma prostatico e alcune prove sperimentali hanno dimostrato che ciò potrebbe avvenire non solo nella prostata ma anche in altri tessuti.
Le terapie per la deprivazione androgenica potrebbero essere combinate con altri farmaci che bloccano l'infezione da parte del virus o la sua moltiplicazione, o con farmaci che inibiscono l'attività di TMPRSS2.
Le limitazioni del campione studiato includono il fatto che i pazienti oncologici affetti da COVID-19 potrebbero essere sottoposti a test per la ricerca del virus in numero maggiore rispetto ai pazienti non-colpiti da cancro, poiché sono più spesso in ospedale. Questo potrebbe spiegare l’alta prevalenza di coronavirus tra i pazienti oncologici. ( Xagena2020 )
Fonte: Università di Padova, 2020
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