L'encefalite virale da zecche ( TBE; tick-borne encephalitis ) è considera un crescente problema di sanità pubblica in Italia, in Europa ed in altre parti del mondo.
A livello europeo la malattia è notificabile dal 2012.
Gli ultimi dati pubblicati dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie ( ECDC ) hanno indicato che le aree endemiche sono in via di espansione, includendo aree ad altezze maggiori. Inoltre, con l’aumento della mobilità e dei viaggi, l’infezione può diffondersi più facilmente.
I dati relativi al 2014, hanno mostrato che i Paesi che riportano il maggior numero di casi di encefalite da zecche comprendono: Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Svezia.
Nel 2014 sono stati segnalati in totale 2.057 casi di encefalite virale da zecche, di cui 1.986 confermati.
Si tratta generalmente di casi autoctoni, infatti solo l’1.3% è d’importazione.
Le persone più colpite hanno un’età superiore a 45 anni, e sono di sesso maschile.
Nelle aree endemiche le persone che conducono attività all’esterno, sia per motivi ricreativi o occupazionali ( pescatori, cacciatori, campeggiatori, persone che si dedicano alla raccolta di funghi e altri prodotti del sottobosco, forestali, allevatori, forze dell’ordine ) sono considerate a maggior rischio di contrarre l’infezione attraverso il morso delle zecche.
In Italia questa infezione è stata identificata per la prima volta nel 1978 in Toscana, tuttavia in seguito non ci sono stati altri casi autoctoni segnalati in Italia, ed è ricomparsa nel 1994 in provincia di Belluno, diffondendosi con maggior frequenza in alcune regioni ( Veneto, Friuli Venezia-Giulia, Trento, Bolzano ).
La maggior parte dei casi si verifica fra aprile e ottobre, con un picco nei mesi di giugno e luglio, nondimeno sono stati riscontrati casi anche a dicembre e gennaio, sebbene in numero molto minore.
In totale dal 2000 al 2016 in Italia sono state raccolte le segnalazioni relative a 456 casi di encefalite virale da zecche confermati in laboratorio.
Il 70% è rappresentato da maschi con una età mediana di 55 anni ( 39-89 ).
Le informazioni sulla sintomatologia erano disponibili per 356 soggetti. Di questi il 79.2% presentava sintomi simil-influenzali, il 71% sintomi neurologici, il 38% sintomi dell’apparato digerente, il 30% sintomi sistemici.
Inoltre, nel 37% il quadro clinico si è complicato con una encefalite, nel 29% con una meningoencefalite ( 29.3% ), e nel 9% dei casi con una meningite asettica.
Vettori e serbatoi del virus
Le zecche, e in particolar modo Ixodes ricinus e Ixodes persulcatus ( quest’ultima attualmente
presente in Europa nord-orientale ma assente in Italia ) operano sia come vettori che come serbatoi.
Anche le zecche del genere Dermacentor ed Haemaphysalis possono trasmettere l’infezione.
Le zecche vivono in habitat forestali, soprattutto nei boschi decidui, nel sottobosco, nelle radure e
nelle zone di transizione fra foresta e prati, ed attendono l’arrivo dell’ospite sui fili d’erba o sui
cespugli. Quando una zecca è infetta, può trasmettere il virus durante tutta la vita ( soprattutto negli
stadi di ninfa e adulto ).
L’attività delle zecche e il loro ciclo biologico è correlato a fattori ambientali ( temperatura, umidità del suolo e umidità relativa ). Estati umide e autunni temperati favoriscono la densità della popolazione di zecche.
Il virus trasmesso dalle zecche infetta diversi animali, selvatici o domestici, fra cui roditori, caprioli,
ovini, caprini che contribuiscono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell’infezione.
I cani sono considerati altamente suscettibili all’infezione da virus della TBE, anche se le
manifestazioni cliniche sono rare.
Tuttavia, quando si manifestano, le forme cliniche possono essere gravi e spesso fatali, caratterizzate da febbre, alterazioni del comportamento, paresi facciale, nistagmo, disfagia dovuta a interessamento talamico, cerebrocorticale e del tronco cerebrale.
La sieropositività in un cane indica che anche il proprietario molto probabilmente è stato esposto al
rischio di infezione, inoltre è stato segnalato che è in aumento il numero di cani infetti da TBE
provenienti da aree precedentemente non-infette.
Gli uccelli, molto probabilmente, contribuiscono a trasportare passivamente zecche infette anche a
notevole distanza durante le loro migrazioni.
La zecca Ixodes ricinus è la più diffusa in Europa e trasmette diversi agenti virali e batterici di
grande importanza medica e veterinaria, tra i quali il virus della TBE.
L'habitat di Ixodes ricinus si è notevolmente ampliato negli ultimi decenni: recentemente, la specie può essere trovata in aree più settentrionali dell’Europa e a quote più elevate di qualche decennio fa. È presente nei boschi decidui, nel sottobosco e sui bordi dei sentieri dove trova un microclima fresco e umido, in attesa del passaggio di un ospite ( animale o persona ).
Tuttavia, per effetto del cambiamento dell’uso del suolo ( spazi verdi nelle città ) e della gestione della fauna selvatica, le zecche sono presenti anche in siti urbani e peri-urbani in molti Paesi europei.
Ixodes ricinus di solito è attiva da marzo a ottobre se l'umidità relativa è superiore all'80% e con
temperature tra 7 e 25 °C.
Ixodes ricinus può parassitare più di 237 specie di animali selvatici o domestici, che contribuiscono al mantenimento del ciclo di trasmissione dell’infezione da virus della TBE.
Modalità di trasmissione
Il virus della TBE viene generalmente trasmesso attraverso il morso delle zecche infette, tuttavia le
persone possono infettarsi anche tramite il consumo di latte e prodotti a base di latte non pastorizzati.
Questo virus non si trasmette direttamente da persona a persona, ad esclusione della trasmissione
verticale dalla madre al feto.
Sono inoltre stati segnalati casi di trasmissione accidentale in laboratorio da puntura di aghi infetti o associata ad aerosol.
Prevenzione
La prevenzione della malattia nelle persone si basa su due caposaldi: la vaccinazione delle persone a rischio o che vivono in aree endemiche e la comunicazione del rischio.
Per la prevenzione della TBE sono disponibili vaccini ad elevata sicurezza che conferiscono
una elevata immunizzazione crociata anche verso i sottotipi non inclusi nel vaccino.
Il vaccino è costituito da virus inattivato ( ceppo Neudofl ) somministrato per via intramuscolare,
preferibilmente nella regione deltoidea, in tre dosi ( 4-12 settimane tra la prima e la seconda e 9-12
mesi tra la seconda e la terza ) con richiami a cadenza triennale.
Esiste anche la possibilità di seguire un ciclo accelerato di vaccinazione.
Non è indicata la vaccinazione post-esposizione.
Il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale ( PNPV ) 2017-2019 raccomanda la vaccinazione anti-meningoencefalite da zecche per i soggetti professionalmente esposti, in particolare lavoratori in aree endemiche e in zone rurali e boschive ( es. contadini e militari ) e per la popolazione residente in determinate aree rurali a rischio ( stabilite valutando la situazione epidemiologica ). Raccomanda inoltre la vaccinazione ai viaggiatori ad alto rischio ( che vivono o soggiornano in aree rurali o forestali fino ad altitudini di circa 1400 metri quali escursionisti, campeggiatori, ecc. ) che si recano in aree endemiche.
Raccomandazioni per la prevenzione e il trattamento delle morsicature da zecca
Per prevenire la morsicatura da zecca si raccomanda di:
indossare un abbigliamento adatto: scarpe chiuse ( meglio stivali ), maglia a maniche lunghe e
infilata dentro i pantaloni, pantaloni lunghi con le estremità infilate dentro i calzini / calzettoni,
cappello o copricapo;
preferire abiti di colore chiaro ( rendono più facile l’individuazione delle zecche );
eventualmente utilizzare sulla pelle repellenti per insetti ( DEET, N-Dietiltoluamide, Icaridina,
Permetrina ) seguendo attentamente le indicazioni riportate in etichetta e spruzzare gli abiti
con prodotti piretroidi;
camminare al centro dei sentieri, evitando di strisciare contro la vegetazione lungo il margine
dei sentieri, non addentrarsi nelle zone in cui l’erba è alta, non sedersi direttamente sull’erba;
al termine del soggiorno all’aperto, effettuare un attento esame visivo e tattile della propria
pelle, dei propri indumenti e rimuovere le zecche eventualmente presenti;
scuotere eventuali panni ( coperte, tovaglie ) che siano stati stesi sull’erba, prima di tornare a
casa;
trattare gli animali domestici ( cani ) con prodotti repellenti contro i parassiti esterni ( collari,
spot-on );
spazzolare gli indumenti prima di portarli all’interno delle abitazioni.
Dato che la zecca è molto piccola e i suoi morsi solitamente non sono dolorosi, è facile non
accorgersi della sua presenza sul corpo. Per questo, dopo aver visitato aree dove potrebbe registrarsi
la presenza di zecche, è importante controllare con estrema cura la propria persona, i bambini, i
propri indumenti e gli animali domestici.
Controllare tutto il corpo, con particolare attenzione ad ascelle, inguine, gambe, ombelico, collo e
testa. Nel caso dei bambini, le zecche si trovano spesso in corrispondenza dell’attaccatura dei capelli, dietro le orecchie, nelle pieghe del collo o sul cuoio capelluto.
Una zecca ha solitamente l’aspetto di una piccola lentigine di colore scuro, che non si riesce a staccare. Potrebbe essere utile servirsi di una lente d’ingrandimento.
Utilizzare delle pinzette a punta fine o altri strumenti idonei per afferrare la zecca il più vicino
possibile alla cute. Tirare verso l’alto con decisione senza stringere e senza provocare strattoni o
torsioni, evitare di schiacciare il corpo della zecca o di far rimanere parti della bocca conficcate nella ferita.
Durante la rimozione, prestare la massima attenzione a non schiacciare il corpo della zecca.
Non applicare calore o altre sostanze sulla zecca perché tali procedure potrebbero indurre un riflesso di rigurgito, con forte aumento del rischio di trasmissione delle infezioni.
Evitare di toccare a mani nude la zecca nel tentativo di rimuoverla, le mani devono essere protette
con guanti e poi lavate.
Sempre usando le pinzette, avvolgere la zecca nella carta igienica e gettarla nel WC.
Lavare la ferita con acqua calda e sapone e applicare un antisettico ( evitando i disinfettanti che colorano la cute, come la tintura di iodio ) sull’area interessata.
Dopo la rimozione, una piccola parte della bocca della zecca potrebbe rimanere all’interno della
ferita. Questo non comporta alcun pericolo e ogni traccia sparirà nel giro di un paio di giorni insieme alla lesione.
Se invece la lesione non si risolvesse in un paio di giorni, è necessario rivolgersi a un medico in quanto questo potrebbe indicare la presenza di un’infezione.
Segnare sul calendario la data in cui si è stati morsi dalla zecca e prestare attenzione alla comparsa di eventuali sintomi di malattie trasmesse da zecche nel periodo successivo al morso.
In caso di malattia entro un mese dal morso informare il medico della data e della località in cui si è stati morsi.
La somministrazione di antibiotici per uso sistemico nel periodo di osservazione è sconsigliata,
perché può mascherare eventuali segni di malattia e rendere più complicata la diagnosi. ( Xagena2017 )
Fonte: Ministero della Salute, 2017
Inf2017