Nell'agosto 2008, la più grande epidemia conosciuta negli Stati Uniti da Escherichia coli O111 sierotipo 1 si è verificata in Oklahoma, provocando 341 episodi di infezione, inclusa la manifestazione di sindrome emolitico-uremica.
La sindrome emolitica uremica non è stata ben descritta nelle epidemie da Escherichia coli non-O157, ma si è verificata nel 2-15% delle infezioni da sierotipo O157, soprattutto tra i bambini.
Sono stati esaminati i ricoveri a seguito dell’infezione da Escherichia coli O111 per caratterizzare le forme cliniche della malattia, il tasso di sindrome emolitico-uremica e i fattori associati alla successiva diagnosi di sindrome emolitica uremica tra i pazienti ospedalizzati.
Sono state revisionate le cartelle cliniche.
La sindrome emolitico-uremica è stata identificata in 26 pazienti su 156 ( 16.7% ) con infezione da Escherichia coli O111 confermata o probabile; il 65.4% dei pazienti con sindrome emolitico-uremica è stato sottoposto a dialisi, e 1 paziente è morto.
L'età media dei pazienti con sindrome emolitico-uremica era di 43.5 anni e gli adulti rappresentavano il 57.7% dei casi di sindrome emolitica uremica.
Le caratteristiche cliniche rilevate al momento del ricovero ospedaliero associate ad una successiva diagnosi di sindrome emolitico-uremica includevano numero di globuli bianchi di almeno 20.000/microl ( odds ratio aggiustato, OR=11.3 ), elevati livelli sierici di creatinina per età ( OR=9.7 ) e vomito prima del ricovero ospedaliero ( OR=6.8 ).
La somministrazione di antibiotici ( risk ratio, RR=1.0 ) o di farmaci con effetti di inibizione della motilità ( RR=1.4 ) non è stata associata a conseguente sindrome emolitico-uremica.
In conclusione, il tasso di casi di sindrome emolitico-uremica nell’epidemia di Escherichia coli O111 è stato paragonabile a quello delle infezioni da Escherichia coli O157, ma la maggior parte dei casi si è verificata tra gli adulti.
Al momento del ricovero, i fattori associati a conseguente sindrome emolitica uremica possono identificare i pazienti che necessitano di un attento monitoraggio e di un approccio terapeutico iniziale più aggressivo per migliorare i risultati. ( Xagena2010 )
Piercefield EW et al, Arch Intern Med 2010; 170: 1656-1663
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